Il mio non è un lavoro d'ufficio

Il mio non è un lavoro d'ufficio

Il mio non è un lavoro d'ufficio

Un luogo magico dove solo pochi possono accedere.

Un luogo magico dove solo pochi possono accedere.

Un luogo magico dove solo pochi possono accedere.

Il teatro è un luogo magico che trasuda arte.


Entravo in teatro e ne assaporavo il profumo.


Profumo di legno, polvere, moquette e sedie imbottite.


Andavo in camerino a cambiarmi e leggevo sui muri le firme, le date e le dediche che altri prima di me avevano lasciato come ricordo.


Andavo in palco, da lì guardavo platea. Una platea ancora vuota ed illuminata da luci soffuse.


Guardavo dietro le quinte, quella parte di teatro che solo a noi del "mestiere" è permesso accedere.


"Buongiorno... iniziamo"


Così una giornata del mio magico lavoro iniziava, il più delle volte.


Facevamo la lezione per scaldarci e prendere confidenza con il palcoscenico.


Finita la lezione seguiva quello che viene chiamato “ambientamento”: si riadattano gli spazi del balletto ai relativi spazi del palco, si provano gli effetti di luce e quei passaggi di danza che sono più difficili e tecnici.


Dopo avevamo un'ora di tempo a disposizione per prepararci per lo spettacolo.


C'era chi andava al bar a fare uno spuntino, a prendere un caffè, chi fumava una sigaretta, chi ascoltava musica e chi chiamava la mamma per un saluto.


Io avevo un "rito della preparazione”: gesti che, un po' per abitudine ed un po' per scaramanzia, facevo sempre nello stesso ordine.


Un quarto d'ora dall'inizio dello spettacolo, il sipario era chiuso ma si iniziava a sentire il leggero vociare del pubblico che entrava in teatro  ed incominciavo a provare un misto di piacere e paura, un’emozione a  cui non mi sono mai abituato!


Cinque minuti.


Lo scambio degli in bocca al lupo.


Chi è di scena.

Buio.

Sipario!

Iscriviti e avrai subito un regalo

Il teatro è un luogo magico che trasuda arte.


Entravo in teatro e ne assaporavo il profumo.


Profumo di legno, polvere, moquette e sedie imbottite.


Andavo in camerino a cambiarmi e leggevo sui muri le firme, le date e le dediche che altri prima di me avevano lasciato come ricordo.


Andavo in palco, da lì guardavo platea. Una platea ancora vuota ed illuminata da luci soffuse.


Guardavo dietro le quinte, quella parte di teatro che solo a noi del "mestiere" è permesso accedere.


"Buongiorno... iniziamo"


Così una giornata del mio magico lavoro iniziava, il più delle volte.


Facevamo la lezione per scaldarci e prendere confidenza con il palcoscenico.


Finita la lezione seguiva quello che viene chiamato “ambientamento”: si riadattano gli spazi del balletto ai relativi spazi del palco, si provano gli effetti di luce e quei passaggi di danza che sono più difficili e tecnici.


Dopo avevamo un'ora di tempo a disposizione per prepararci per lo spettacolo.


C'era chi andava al bar a fare uno spuntino, a prendere un caffè, chi fumava una sigaretta, chi ascoltava musica e chi chiamava la mamma per un saluto.


Io avevo un "rito della preparazione”: gesti che, un po' per abitudine ed un po' per scaramanzia, facevo sempre nello stesso ordine.


Un quarto d'ora dall'inizio dello spettacolo, il sipario era chiuso ma si iniziava a sentire il leggero vociare del pubblico che entrava in teatro  ed incominciavo a provare un misto di piacere e paura, un’emozione a  cui non mi sono mai abituato!


Cinque minuti.


Lo scambio degli in bocca al lupo.


Chi è di scena.

Buio.

Sipario!

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Il teatro è un luogo magico che trasuda arte.


Entravo in teatro e ne assaporavo il profumo.


Profumo di legno, polvere, moquette e sedie imbottite.


Andavo in camerino a cambiarmi e leggevo sui muri le firme, le date e le dediche che altri prima di me avevano lasciato come ricordo.


Andavo in palco, da lì guardavo platea. Una platea ancora vuota ed illuminata da luci soffuse.


Guardavo dietro le quinte, quella parte di teatro che solo a noi del "mestiere" è permesso accedere.


"Buongiorno... iniziamo"


Così una giornata del mio magico lavoro iniziava, il più delle volte.


Facevamo la lezione per scaldarci e prendere confidenza con il palcoscenico.


Finita la lezione seguiva quello che viene chiamato “ambientamento”: si riadattano gli spazi del balletto ai relativi spazi del palco, si provano gli effetti di luce e quei passaggi di danza che sono più difficili e tecnici.


Dopo avevamo un'ora di tempo a disposizione per prepararci per lo spettacolo.


C'era chi andava al bar a fare uno spuntino, a prendere un caffè, chi fumava una sigaretta, chi ascoltava musica e chi chiamava la mamma per un saluto.


Io avevo un "rito della preparazione”: gesti che, un po' per abitudine ed un po' per scaramanzia, facevo sempre nello stesso ordine.


Un quarto d'ora dall'inizio dello spettacolo, il sipario era chiuso ma si iniziava a sentire il leggero vociare del pubblico che entrava in teatro  ed incominciavo a provare un misto di piacere e paura, un’emozione a  cui non mi sono mai abituato!


Cinque minuti.


Lo scambio degli in bocca al lupo.


Chi è di scena.

Buio.

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© Dana Parker 2023